Wolf diventa GREEN
Come potrebbe l’industria edile aiutare a risolvere
il problema del cambiamento climatico?
Secondo il report “Rethinking Timber Buildings” della società internazionale ingegneristica Arup, l’industria edile è responsabile del 15% circa delle emissioni globali di CO2. Se esaminiamo le varie politiche nazionali ed internazionali ci rendiamo velocemente conto che le aspettative di riduzione di emissioni di CO2 sono molto alte e gli obiettivi posti dall’accordo sul clima di Parigi presentato nel dicembre 2020 sono quasi del tutto irraggiungibili entro i brevi termini prestabiliti. Il doppio obiettivo dell’Europa è quello di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto allo scenario del 1990 entro il 2030. Uno degli assi strategici su cui il recente Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) fonda la ripresa economica del Paese è proprio quello della transizione ecologica.
Come si legge nel PNRR, l’Italia è particolarmente esposta ai cambiamenti climatici e deve accelerare fortemente il percorso per arrivare a emissioni zero nel 2050. Ci sono già stati alcuni progressi significativi: tra il 2005 e il 2019, le emissioni di gas serra dell’Italia sono diminuite del 19 per cento. Ad oggi, le emissioni pro capite di gas climalteranti, espresse in tonnellate equivalenti, sono inferiori alla media UE. Tuttavia, il nostro Paese presenta ancora notevoli ritardi e vulnerabilità. Per quanto riguarda i trasporti, l’Italia ha il numero di autovetture ogni mille abitanti più alto tra i principali Paesi europei e la quota del trasporto merci su rotaia è inferiore alla media UE. L’inquinamento nelle aree urbane rimane elevato e il 3,3 per cento della popolazione italiana vive in aree in cui i limiti europei di inquinamento sono superati.
Il PNRR rappresenta quindi una grande opportunità per accelerare la transizione verde del nostro Paese.
Di fronte a questo scenario, come potrebbe l’industria edile aiutare a risolvere il problema del cambiamento climatico?
L’unica via per raggiungere la neutralità climatica sembra essere quella di cambiare il modo di costruire passando dalla costruzione tradizionale in cemento armato a quella in legno.
Secondo lo studio di Capgemini Invent, il settore delle costruzioni rappresenta l’11% delle emissioni globali di CO2 principalmente perché viene utilizzato molto cemento. Questo è in particolare il caso dell’Europa meridionale – Italia compresa, dove molti sono gli edifici realizzati in calcestruzzo (la cui produzione genera il 2% delle emissioni totali europee, https://www.research-collection.ethz.ch/handle/20.500.11850/301843). La scelta dei materiali gioca un ruolo importante nel ridurre il fabbisogno energetico e le emissioni di gas serra durante il ciclo di vita dell’edificio.
L’emissione totale di CO2 di un materiale da costruzione è data dalla somma delle quantità emesse durante la produzione del materiale stesso, il suo trasporto e il suo montaggio.
Calcestruzzo e acciaio richiedono grandi quantità di energia per essere prodotti. Alternative al calcestruzzo, come legno e cemento a basso tenore di carbonio, producono meno emissioni, sono carbon-neutral o addirittura carbon-negative.
Il legno, se utilizzato correttamente, è in grado di immagazzinare più carbonio di quanto ne viene emesso per le operazioni di raccolta, trasformazione, trasporto e montaggio –> 1 m3 di legno di abete rosso è in grado di immagazzinare 0,8 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente (MtCO2e).
Inoltre, la modularità e la leggerezza che lo caratterizzano lo rendono il materiale perfetto per la prefabbricazione, agevolandone il trasporto.
Gli edifici di oggi, costruiti in maniera tradizionale e progettati per rimanere in vita decenni, sono quindi un’opportunità mancata per lo stoccaggio a lungo termine del carbonio e rimangono una delle principali fonti di emissioni di gas a effetto serra.
È dunque indispensabile iniziare ad utilizzare materiali biologici che abbiano la capacità intrinseca di stoccare grandi quantità di carbonio e sfruttare l’enorme potenzialità insita nel mondo dell’edilizia, partendo proprio dal legno.
Tra i 55 progetti tecnologici analizzati nell’ambito del rapporto “55 Tech Quests to Accelerate Europe’s Recovery and Pave the Way to Climate Neutrality” realizzato da Capgemini Invent per conto di Breakthrough Energy ve ne sono in particolare due che promuovo l’utilizzo del legno a sostituzione del tradizionale calcestruzzo nel settore delle costruzioni.
Il progetto n. 14 propone la riduzione dell’uso del calcestruzzo incentivando e consentendo agli architetti di progettare edifici più efficienti.
Esistono prodotti alternativi a basse emissioni di gas a effetto serra (GHG) che non sono ancora sufficientemente penetrate nel mercato. Arrivando ad utilizzare 10.000 tonnellate di bio-cemento nel 2030, si eviterebbero 2,0 MtCO2e e si genererebbe un impatto economico totale (fatturato + investimenti) da 2,8 miliardi di euro oltreché la creazione di numerosi posti di lavoro.
Il raggiungimento dell’obiettivo sopra descritto sarà possibile soltanto se tutti gli attori coinvolti nel processo costruttivo – produttori di cemento, progettisti, committenti e autorità locali – collaboreranno tra loro. Ad esempio, la pubblica amministrazione potrebbe iniziare ad incoraggiare a e premiare l’utilizzo di materiali da costruzione a basso tenore di carbonio negli appalti pubblici.
La quindicesima proposta sollecita invece la sostituzione del calcestruzzo con materiali in grado di assorbire e fissare il carbonio come i prodotti legnosi (detti anche carbon sink materials).
La costruzione di un nuovo edificio è un processo ad alte emissioni di CO2, non solo perché molto spesso vengono utilizzati materiali ad alto tenore di carbonio ma anche per l’elevato fabbisogno energetico richiesto dai trasporti e dalle attrezzature da cantiere. Gli studi di Capgemini dimostrano che se usassimo materiali alternativi al cemento, macchine da cantiere elettriche e sistemi di riscaldamento che sfruttano le energie rinnovabili, si genererebbe un impatto totale sul mercato pari a 131,7 miliardi di euro che creerebbe 2,5 milioni di posti di lavoro e la riduzione di 28,5 MtCO2e nel 2030.
Questi numeri si fondano sull’ipotesi di costruire 500 edifici in ogni paese europeo entro il 2025 usando legno o cemento a basse emissioni di gas serra. Il 100% dei materiali dovrà provenire dall’Europa e gli edifici apparterranno a diverse tipologie edilizie (residenziale, uffici, ecc.).
Da oltre 35 anni Wolf System Italia costruisce edifici con struttura mista in acciaio-legno adottando sistemi costruttivi innovativi, approvvigionandosi su richiesta di materiali PEFC, ossia che supportano foreste gestite in modo sostenibile a livello globale e con una catena di custodia certificata, nonché dotandosi di un nuovo impianto fotovoltaico (vedi più sotto) in grado di supportare il consumo energetico aziendale. Questo a dimostrazione dell’attenzione di Wolf System per il tema della sostenibilità ambientale.
Perché per realizzare strutture al passo con queste tematiche occorre essere green anche come azienda e non solo con le promesse!
BIBLIOGRAFIA
Matassoni I., IL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LE STRATEGIE PER IL CONTENIMENTO DEGLI EFFETTI NELLE COSTRUZIONI DELLE CITTÀ, l’utilizzo del legno come pozzo di carbonio per ridurre ed intrappolare le emissioni di GHG presenti nell’atmosfera. Rel. Guido Callegari, Liliana Bonvecchi, Corrado Carbonaro. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile, 2020.
SITOGRAFIA
https://st.ilsole24ore.com/art/casa/2019-03-28/come-ripensare-costruzioni-legno-un-edilizia-sostenibile-190950.shtml
https://www.arup.com/perspectives/publications/research/section/rethinking-timber-buildings
https://www.ilsole24ore.com/art/ecco-tecnologie-che-ridurranno-emissioni-co2-europa-AD8WObx
https://www.capgemini.com/wp-content/uploads/2020/10/Net-zero-main-report-2020.pdf